Negli scorsi giorni il Presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha accusato il movimento antifascista statunitense di essere alla base delle violenze e degli scontri scoppiati a seguito dell’uccisione di George Floyd. A seguito delle sue affermazioni, in Italia molti hanno ironizzato sul fatto che non si possa bandire l’antifascismo, mentre la destra ha tentato di rilanciare sul piano nazionale la strategia di Trump di identificare il movimento Antifa con un gruppo terroristico. Ma l’operazione del presidente US non è né casuale né estemporanea e rientra in una ciclica ondata di “panico antifa”, come descritto in questo articolo di Spencer Sunshine pubblicato nell’agosto 2019, con cui la destra statunitense prova a demonizzare il movimento antifascista mettendolo in discussione sul piano nazionale. Oggi siamo alla “quarta ondata”.
L’ondata di “panico Antifa” che gli Stati Uniti stanno vivendo è la terza in altrettanti anni. Nel suo tweet del 27 luglio 2019 Donald Trump chiedeva che gli Antifa (acronimo per attivisti antifascisti) fossero dichiarati una “importante organizzazione terroristica”. La reazione è stata immediata, in special modo in Germania, dove #IchbinAntifa è salito tra i trend topic del social media.
Antifa non è un’organizzazione, ma un movimento decentralizzato e senza leader che si oppone al fascismo e alla destra estrema. Sebbene la gran parte del suo coinvolgimento sia legale e non violento, il movimento è conosciuto soprattutto per gli occasionali scontri di strada con gli estremisti.
Di recente l’Antifa è diventato negli Stati Uniti una bestia nera per i conservatori, come successe con l’anticomunismo negli anni ’50. Le più svariate teorie complottiste si sono insinuate nelle correnti conservatrici e Trump diffonde ora un tipo di propaganda che fino a ieri era un esclusivo appannaggio neonazista. Tra queste teorie complottiste c’è la convinzione che gli Antifa stiano per innescare una guerra civile, che abbiano causato il deragliamento di un treno, che profanino le tombe e che siano stati di ispirazione per una sparatoria di massa.
Negli Stati Uniti, l’Antifa è spesso considerato un’importazione europea: il suo logo con le due bandiere fu introdotto dall’Antifaschistische Aktion del Partito Comunista tedesco nel 1932. Ma l’America vanta una lunga tradizione di questo tipo di militanza. Nel 1939, migliaia di persone tentarono di attaccare un raduno filonazista a New York; nel 1958, i nativi americani affrontarono il Ku Klux Klan nella battaglia di Hayes Pond; nel 1961 l’attivista per i diritti civili degli afroamericani Robert F. Williams condusse la resistenza armata contro il Klan nel North Carolina. Più recentemente, nel 2005, violente proteste sono esplose contro un raduno neonazista a Toledo, Ohio.
Negli Stati Uniti, l’Antifa è una continuazione dell’Anti-Racist Action (ARA), una rete a maglie larghe di gruppi locali fondata alla fine degli anni Ottanta. Il loro approccio era orientato alla formazione di “bande”, principalmente di ragazzi, per scontrarsi con i nazisti agli eventi punk rock. Con poche eccezioni, i circa 200 gruppi ARA attivi nel 1997 si sciolsero presto.
Il primo decennio del Duemila è stato un periodo di ristagno per i nazionalisti bianchi, che però in alcuni casi hanno sfruttato questo tempo morto per cambiare approccio. Ad esempio, gli orientamenti europei – tra cui la Nouvelle Droite francese, l’identitarismo, il neo-eurasiatismo di Aleksandr Dugin – hanno influenzato la nascita dell’Alt-right.
Al contempo, e a loro volta influenzate dalle politiche europee, le opposizioni hanno subito anch’esse una trasmutazione. Nel 2007 la Rose City Antifa di Portland, Oregon, è stato il primo gruppo a inserire “Antifa” nel proprio nome. C’è stato inoltre uno scostamento dall’approccio ARA, e qui ha giocato un ruolo importante l’Antifa tedesco. I gruppi Antifa americani hanno iniziato a prestare maggiore attenzione a questioni come l’antisemitismo di sinistra; si sono ricalibrati per diventare un movimento politico più vicino all’attivismo per i diritti dei migranti e capace di innescare una mobilitazione più ampia. Come in Germania, gli Antifa americani hanno sviluppato progetti più educativi e culturali, attirando a sé una schiera di intellettuali. I ricercatori Antifa hanno anche implementato nuove tecniche per raccogliere informazioni sugli attivisti fascisti.
Oggi, i gruppi Antifa competono direttamente con giornalisti professionisti e ONG, spesso pubblicando esclusive in cui li identificano in quanto fascisti. Le tattiche Antifa più efficaci sono il doxxing, cioè la diffusione online di informazioni personali, e il deplatforming, ovvero l’esercitare pressione su compagnie private (incluse piattaforme digitali e servizi finanziari) affinché interrompano la fornitura dei loro servizi ai gruppi di estrema destra. Come la maggior parte delle attività degli Antifa, i metodi di doxxing e deplatforming sono legali e non violenti – questo a meno che Trump non riesca nei suoi intenti.
La nuova ondata di Antifa è stata catalizzata dalla protesta del 20 gennaio 2017 per la cerimonia inaugurale di Trump a Washington, D.C. In quell’occasione, la protesta della sinistra tradizionale per l’inaugurazione di Trump attira un gruppo di black bloc: circostanza normale, in linea con le manifestazioni europee per il Primo Maggio. Solo che in quel caso i black bloc vengono etichettati come “Antifa”.
Poco lontano, il leader dell’Alt-right Richard Spencer viene colpito con un pugno in faccia a favore di telecamere e il video diventa virale. Da quel momento l’Alt-right passa da fenomeno internet a una forza capace di grandi mobilitazioni di strada. In tutto il Paese prorompono scontri tra dimostranti della destra estrema e della sinistra radicale. Questo continua fino all’agosto 2017, quando a Charlottesville, Virginia, un raduno a guida fascista si conclude con un’auto che travolge il controcorteo Antifa. Una persona rimane uccisa e 30 sono ferite.
La reputazione degli Antifa nella stampa è molto altalenante: dalle lodi dopo la protesta di inaugurazione si è passati al discredito, dalla venerazione per Charlottesville alla condanna. Quella attuale è la terza ondata di attacchi mainstream nei confronti degli Antifa.
Portland, Oregon è stato il principale teatro di scontri. Al momento il maggiore gruppo di estrema destra coinvolto è quello dei Proud Boys. I Proud Boys dichiarano di essere un circolo di ritrovo per maschi, tuttavia le loro regole prevedono per i membri un avanzamento di grado direttamente proporzionale alla loro violenza. Sono inoltre accompagnati da una nuova generazione di propagandisti di estrema destra che trasmettono gli eventi in live streaming; dichiarando di avere privilegi giornalistici, si insinuano nelle masse dell’opposizione con l’intenzione precisa di inimicarsela.
Durante un raduno di estrema destra nel giugno 2019 a Portland uno di loro, Andy Ngo, un propagandista islamofobo, penetra nel corteo della contro-protesta. Il suo precedente “giornalismo” include l’amplificazione di un falso studio su giornalisti apparentemente connessi all’Antifa, che a sua volta ispirò una lista nera neonazista con intenti omicidi verso gli autori coinvolti. Una volta individuato Ngo, gli attivisti di sinistra lo espellono immediatamente, malmenandolo nel mentre, e lui finisce in ospedale. Successivamente Ngo sostiene che gli Antifa abbiano attaccato i “giornalisti conservatori” in generale, scatenando così una nuova ondata di panico Antifa.
La violenza negli Stati Uniti non è comparabile a quella in Europa. Il possesso di armi da fuoco è diffusissimo; solamente nel 2019, 125 persone sono state uccise in 22 sparatorie di massa. Ma la violenza politica è un taboo. Quasi mai le molotov o le pietre divelte dal selciato vengono scagliate contro la polizia. Le punizioni per aver anche solo toccato un agente sono molto dure: nel 1999, un dimostrante subì una condanna a 7 anni per aver colpito un agente di polizia con un sasso.
Di tanto in tanto un black bloc distrugge una vetrina o imbratta una proprietà, com’è avvenuto nella protesta del gennaio 2017. In quell’occasione venne anche data alle fiamme un’auto: uno dei pochissimi episodi di questo tipo accorsi durante una dimostrazione di sinistra negli Stati Uniti negli ultimi trent’anni.
In confronto, la violenza dell’estrema destra è sconcertante. Nel 2019, dei 50 omicidi di stampo estremista, tutti erano legati all’estrema destra. I calcoli variano, ma si stima che dal 1990 negli Stati Uniti l’estrema destra abbia ucciso tra le 500 e le 700 persone. Durante lo stesso lasso di tempo, gli attivisti di stampo Antifa ne hanno uccisa una, uno skinhead nazista che morì nel 1993 in uno scontro in cui entrambe le parti erano armate.
Il tweet Antifa di Trump segue l’introduzione di una risoluzione non vincolante presentata in Senato che “chiede la designazione di Antifa come organizzazione terroristica domestica”. La risoluzione è sponsorizzata anche dal senatore Ted Cruz, che ha chiesto all’FBI di aprire un’indagine RICO – una potente legge antiracket pensata per combattere il crimine organizzato – contro gli Antifa. Il tweet di Trump si allinea a supporto di queste iniziative. Cruz stesso è solidale alle milizie di estrema destra; un sito web Antifa sottolinea addirittura come il linguaggio della sua risoluzione sembri prelevato da una petizione scritta dal leader dei Proud Boys, con il quale Cruz è stato recentemente fotografato.
La risoluzione si riferisce in modo intercambiabile ad “Antifa”, a coloro “affiliati ad Antifa” e ad “attivisti di sinistra”. Gli esempi che cita riguardano principalmente l’attivismo intorno alla questione delle detenzioni di migranti, di cui gli Antifa non si occupano. Se l’FBI usasse le sue vaste competenze antiterroristiche sugli attori a cui la risoluzione fa riferimento, potrebbe sopprimere l’attivismo di sinistra in ogni sua forma.
Negli Stati Uniti, “terrorismo domestico” è una formula ambigua a livello legale. Non esistono liste di proscrizione di gruppi domestici ma solo di stranieri. E non esiste una legge federale sul terrorismo domestico. Lo strumento principale è l’Anti-Terrorism Act del 1996, che però non fa che allungare le condanne stabilite da leggi preesistenti.
A partire dall’11 settembre si è verificata un’espansione delle investigazioni sul terrorismo domestico, in parte facilitata dal PATRIOT Act del 2001. A essere presa particolarmente di mira è stata la comunità musulmana – con diversi casi di induzione al reato –, sanzionata perfino per aver fornito aiuti ad organizzazioni benefiche a Gaza.
Inoltre l’FBI può, senza supervisione, fare indagini sui movimenti politici in quanto “terroristi domestici”. Ad esempio, nel 2005 il capo della sezione antiterrorismo domestico dell’FBI dichiarò che “la principale minaccia di terrorismo domestico è l’eco-terrorismo, il movimento per i diritti degli animali”. Di fatto, questi attivisti distruggevano proprietà (a volte in modo spettacolare), ma non hanno mai ferito né ucciso nessuno.
Il rafforzamento del terrorismo ha finito per aggiungere decenni alle pene dei condannati. Perseguire attivisti che non facevano uso di armi o di bombe è stato un grande passo verso l’estensione della portata del significato di “terrorismo domestico”. Ma soltanto poche ONG statunitensi si sono prese la briga anche solo di protestare.
Dopo anni di propaganda di estrema destra, il Partito Repubblicano spera ora di estendere le azioni penali per terrorismo domestico fino a includere gli attivisti Antifa, il cui arsenale comprende in genere pugni, bastoni e spray al peperoncino. Per quanto possa suonare improbabile, nell’America di Donald Trump potrebbe tranquillamente avere presa.
Non è esagerato dire che sono proprio i gruppi Antifa a contenere l’ondata di violenza scatenata dall’estrema destra. Di certo non Trump. Il suo elettorato estremista non vede l’ora che i gruppi Antifa siano rimossi dalle autorità federali in modo da potersi organizzare liberamente, senza contromanifestazioni, deplatforming o doxxing; infatti, non esistono praticamente altre ONG di base organizzate per contrapporsi ai gruppi di estrema destra a livello di strada (ci sono le ONG nazionali, che li monitorano e li querelano). Se chiunque lavori sotto la bandiera “Antifa” sarà represso in nome dell’antiterrorismo domestico, l’estrema destra dominerà le strade.
Da quando è stata introdotta la risoluzione di Cruz, 23 persone sono state uccise in due diverse sparatorie di massa negli Stati Uniti; tre al Garlic Festival a Gilroy, California e 20 in un Walmart a El Paso, Texas. Entrambi gli attentatori hanno legami con la destra estrema.
Un po’ di pressione internazionale non farebbe male al presidente per ricordargli che – tralasciando le fantasie politiche del suo elettorato – l’America è ancora parte di un mondo più vasto che presume il rispetto delle norme di base della libertà
L’articolo originale è apparso su thebattleground.eu
Spencer Sunshine, è un ricercatore, scrittore, attivista, relatore e consulente politico sui movimenti di estrema destra. https://spencersunshine.com/
Illustrazione di A. Casagrande – https://www.instagram.com/albecasagrande/