venerdì, 22 Settembre, 2023
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    Alcune proposte per ascoltare il 2020

    di collettivo annexia

    Ecco, proponiamo anche noi una lista di materiale musicale pubblicato quest’anno. Avremmo voluto allegare un pezzo in cui si rifletteva su quanto queste produzioni siano state sottoposte a tutte le restrizioni fisiche e psicologiche che hanno scosso la strana e misteriosa vita degli artisti. Tuttavia, fottesega.
    Abbiamo cercato di variare il più possibile, sfiorando le più disparate aree stilistiche, ma ci rivolgiamo in particolar modo ai metallari della Bassa.


    Josey in Space

    La dj londinese Josey Rebelle ci racconta la storia dell’elettronica nera in un mix importantissimo.


    Untitled (black is) dei Sault

    Sempre dall’incredibile scena nera di Londra, il nostro collettivo preferito, che comprende tra gli altri Cleo Sol e Kid Sister (ma di cui non sappiamo praticamente altro). Vero e proprio manifesto radicale della cultura Black. Obbligatorio.


    Scacco matto di Lorenzo Senni

    Romagnolo che esce per Warp, si è inventato sta roba della «trance puntinista» che è praticamente musica rave per intellettualoidi.


    Blue Note Re:imagined 

    Ci ficchiamo in mezzo questa ottima compilescion, in cui la Decca ordina a 16 musicisti di rifare 16 classiconi Blue Note, così ci risparmiamo la scelta della cosa più fica uscita dalla sempre vivissima scena jazz inglese.


    Ma bae be luv di Coco Bryce

    Il 2020 è stato anche l’anno in cui è risuscitata la jungle. O sicuramente se ne è prodotta più di quanto se ne sia ballata, grazie a etichette quali l’olandese Myor e l’inglese Lobster Theremin. Tra le millemila uscite proponiamo questo ep di Coco Bryce che, direttamente da un racconto di Welsh, porta ad un livello superiore il rinnovamento di un sound sconfitto dal suo stesso pervertimento (la drum and bass) e che dopo vent’anni di latenza è prontissimo a tornare in pista.


    A hero’s death dei Fontaines D.C.

    Ma basta con le chiacchere, ecco gli irlandesi di cui si parla tanto sui giornalini! Fortissimi anche quest’anno.
    Apprezzatissimi dall’ala intellettuale dei butei dell’hellas.


    RTJ4

    «Fuck it, why wait. The world is infested with bullshit so here’s something raw to listen to while you deal with it all. We hope it brings you some joy. Stay safe and hopeful out there and thank you for giving 2 friends the chance to be heard and do what they love. With sincere love and gratitude, Jaime + Mike»


    Speed kills di Chubby and the Gang

    Missiloni punk per far finta di divertirsi come una volta. Bellissimooo


    Three dei Necks

    Forse-jazz australiano. Vecchi ma sempre fichissimi.


    Deconstructive surgery dei Chisel

    Un giorno di tanti anni fa Albe, amico un po’ più vecchio e un po’ più saggio, mi diede un passaggio in vespa e colse l’occasione per redarguirmi, date le mie tendenze hipsteroidi: «lascia stare quella roba “drone”. L’oi! è la vera avanguardia».


    Silver Ladders di Mary Lattimore

    Arpista di Los Angeles. Pura poesia. Prodotto dal tizio degli Slowdive.
    Dovrebbero ascoltarlo i nazi di zona stadio prima delle loro passeggiate per la sicurezza.


    7 G di A. G. Cook

    Il debutto di coso della PC Music in realtà sono 7 dischi, ognuno comprendente 7 brani per altrettanti stili musicali. Alexander Guy è un personaggio singolare: fondatore della succitata etichetta è sempre in bilico tra ironia e analisi sociale. Più che raccontare sè stesso ha sempre dipinto l’epoca in cui vive, tratteggiandone i virtuali scenari futuri. Parla del PC come dell’«unico strumento folk della generazione attuale» e ha collaborato con una marea di artisti, ideandone talvolta le sonorità. Quello che qua ci presenta è l’espressione più estrema possibile della musica pop, che porta a raggiungere la propria stessa negazione. In termini storici si tratta probabilmente di uno dei lavori più importanti di questi tempi.


    How I’m feeling now di Charlie XCX

    A proposito di A.G.Cook. Chi segue la roba elettronica ha ormai capito che la tamarraggine ha fatto il giro diventando cool. L’ipermega-pop di Charli, saturo di suoni che evocano atmosfere happy hardcore o da sagra de Costalunga, ce lo spiega benissimo. 


    American head dei Flaming Lips

    Non c’è niente di meglio di un bel bicchiere di droga davanti al caminetto.


    Keleketla!

    Allora, è un disco che aggiorna l’afrobeat ai nostri tempi pazzurdi, nato dalla collaborazione tra Coldcut e una serie di jazzisti sudafricani coordinati da ‘sta libreria indipendente di Johannesburg che è anche una sorta di piattaforma per artisti/ collettivo no se capise ben. Comunque ve lo diciamo già che in un pezzo c’è Tony Allen (rip) quindi, dai.


    Void moments dei FACS

    Vincitore per la categoria allegria, il secondo disco dei postpunkettari di Chicago.


    Catarsi Aiwa Maxibon di Pufuleti

    Suo secondo disco. Nato in Germania da genitori siciliani, ha imparato l’italiano guardando i programmi Mediaset dei suoi. Ha rappato in tedesco per un po’ con il nome di Joe Space, per poi scendere in Italia e (mantenendo uno stile teutonico) convertirsi all’unico idioma che capiamo (dopo il veneto) e, oh, sembra essere la prima cosa originale che capita tra i reppettoni italofoni da un po’.


    Artetetra

    Chiudiamo con una cosa che non è un disco, ma una label. Artetetra è un collettivo di Macerata che pubblica musica strana su cassettine. Idea regalo ideale per farsi lasciare dallu propriu partner.


    Illustrazione di Alberto Casagrande