Daniele Fabbri, protagonista di una lunga intervista sull’importanza del potere, che a detta del comico-scrittore, ha anche un lato ridicolo.
Stand up comedian satirico, comico e autore poliedrico, scrittore di fumetti: Daniele Fabbri torna a Verona sabato 26 settembre sul palco di Brutti Caratteri, la rassegna dell’editoria e delle culture indipendenti giunta alla sua 15ma edizione. Lo fa con Fakeminismo, uno spettacolo rigorosamente adatto ad un pubblico adulto, perché anche stavolta Fabbri ci mette tutta la sua anticonvenzionale irriverenza.
Partiamo subito da Fakeminismo, lo spettacolo che ti porta a Verona per Brutti Caratteri. Nel mondo della comicità, televisiva e non, la questione femminile è un tema molto dibattuto, intorno al quale spesso però si crea rumore e banalità anziché fattiva massa critica. Tu perché lo hai affrontato e come?
“L’ho affrontato perché mi sembra il tema più urgente da affrontare in questo momento sociale, e l’ho affrontato come un bambino affronta il primo giorno di scuola, tra la curiosità di imparare cose nuove, tantissima paura e voglia di piangere”.
Un uomo che parla di donne e femminismo, intanto, a chi ne parla, visto che poi spesso le stesse donne non hanno posizioni concordi?
“Le donne (in quanto “parte sociale che non riceve la dignità che le spetta”) stanno cercando di rivendicare la posizione paritaria finora negata, e contemporaneamente immaginando modelli futuri che impediscano il ripetersi delle vecchie ingiustizie: bell’impresa, no? È il minimo che non si abbiano ancora posizioni concordi, c’è un dibattito in corso. Io sono un comico, sono l’intervallo, il rilassamento nelle pause, e perciò parlo a chi partecipa a quel dibattito, perché parlo degli aspetti ridicoli del dibattito. Specie quando il dibattito tratta dinamiche di potere, il potere ha sempre un enorme lato ridicolo”.
Ritieni che se ne possa parlare allo stesso modo a tutti?
“Dipende da dove e quando, è il contesto che lo determina. Internet, il posto dove l’opinione pubblica si forma e si esprime quotidianamente, è anche il contesto peggiore per avere un dialogo. Al contrario, io penso che lo spettacolo dal vivo sia il contesto giusto per parlare alla parte migliore di ognuno di noi”.
Il pubblico femminile come ha accolto questo spettacolo?
“Finora è stato un successone in particolar modo per il pubblico femminile, e laddove ho raccolto delle critiche, erano estremamente costruttive e incoraggianti. Ogni sera è una sfida diversa, ma finora ho dimostrato di aver centrato l’obiettivo”.
Hai una proficua collaborazione con Stefano Antonucci con cui hai scritto e pubblicato molti fumetti, Gesù La Trilogia,V for Vangelo, Quando C’era LVI, llPiccolo Fuhrer,ll Timido Anticristo, La Fattoria dell’Animale. Mi racconti questo aspetto del tuo lavoro legato al fumetto?
“Sai quando prima parlavo di contesto? Ecco, per la comicità satirica che interessa a me, cioè quella non legata all’attualità né alla costante caccia agli analfabeti funzionali, il fumetto è il contesto giusto. La satira su web si limita a commentare i fatti della settimana, con un libro o un fumetto puoi allargare il punto di vista su svariati decenni. E puoi leggerlo pure senza connessione di rete”.
Il Timido Anticristo nasce dal tuo spettacolo omonimo. Qui, come in altri lavori, affronti il tema della religione, che è una questione abbastanza cara alla satira e alla comicità in genere, ma anche a rischio di banalità deflagranti. Io ho un problema con l’autorità, tu che problemi hai con la religione?
“La religione in generale è un ostacolo alla crescita morale della propria individualità. La religione cattolica è portatrice di un sistema di valori retrogradi che impedisce il progresso civile. Il Vaticano è una macchina da soldi e di potere mafioso che inquina la politica, corrompe, si impone con metodi subdoli e ostacola con ogni mezzo le voci critiche. Lo so perché vengo da una famiglia molto cattolica e ho creduto a tutto fino quasi a vent’anni, è questo di cui parlo ne Il Timido Anticristo”.
Parliamo di sesso, fascisti e Pasolini. In Fascisti su Tinder ti chiedi come si possa capire “quando c’è un vero allarme sociale e quando sono solo polemiche per far piangere il web”. Ti chiedi anche se sia giusto tornare single dopo sette anni e rimorchiare le milf su Tinder parlando di Pasolini e Che Guevara, strategia che peraltro funziona sempre. Ma torniamo all’inizio, il vero allarme sociale, essere fascisti NEL terzo millennio, il collegamento tra fascisti e Tinder e il confine tra molestie e sesso libertino. Cosa ne pensi?
“Essere fascisti nel terzo millennio è ridicolo, ma purtroppo legittimare il fascismo nel terzo millennio è ancora pericoloso. Il confine tra molestie e sesso libertino si chiama “consenso” ed è grosso quanto la muraglia cinese, se non riesci a vederlo devi cambiare occhiali sul mondo. Tinder è uno strumento meraviglioso, che non sappiamo usare bene perché escludiamo la componente che poi accusiamo gli altri di non avere: l’altruismo. Il sesso libertino si fa comunque in due. Minimo”.
Hai iniziato con il cabaret e poi ti sei avvicinato alla stand up comedy. Mi racconti quel passaggio e soprattutto cosa rappresenta la stand up comedy, com’è la situazione italiana e cosa c’è nello sguardo di uno che fa il tuo lavoro per poterlo fare?
“Quando ho iniziato a fare il comico nessuno conosceva la stand up comedy, nemmeno io. Fare il comico voleva dire unicamente scimmiottare stereotipi e luoghi comuni. Che non è un problema in sé, è comicità anche quella, ma era una sola opzione, che mi stava stretta. Quando ho scoperto che esisteva un altro modo che mi somigliava di più, ho iniziato a farlo e a proporlo testardamente in ogni modo possibile! Si può dire che non abbia fatto altro fino a pochi anni fa, quando la stand up comedy ha iniziato ad essere apprezzata anche da noi.
La situazione italiana è pessima per tutti i comici, perché sui grandi mezzi di comunicazione, salvo qualche occasionale mosca bianca, c’è il vuoto cosmico, ai comici viene data quasi la stessa importanza del meteo, «prendi ‘sti due minuti e dicci cose che siano poco impegnative». Gli spettacoli dal vivo, prima del Covid, erano invece un continuo fermento in costante crescita, confido che si riprenderà presto. Domanda non necessaria: a Verona sei stato spesso ospite, cosa ti porta qui oltre agli inviti e a Giulietta e Romeo?
“Che domande, la polenta!”